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Roma, 6 febbraio 2019

COMUNICATO STAMPA
Autonomia: Cgil, Cisl e Uil Scuola, bloccare il percorso
Progetto che mina l'unità culturale della nazione

Dura presa di posizione dei sindacati confederali del comparto istruzione e ricerca (FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA) che denunciano le gravi conseguenze legate al conferimento di maggiori poteri alle Regioni in materia di istruzione, avanzate da alcune Regioni che il Governo è in procinto di riconoscere con la concessione della cosiddetta "autonomia differenziata".

Un percorso che i sindacati, rivolgendosi al Governo, alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato e ai Presidenti delle due Camere, chiedono di bloccare, rivendicando come indispensabile un ampio confronto nelle aule Parlamentari e nel Paese per salvaguardare il sistema di istruzione nazionale che sta a cuore all’intera comunità nazionale.

"Quello che si ipotizza - scrivono Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi e Giuseppe Turinon è un semplice decentramento amministrativo: siamo in realtà in presenza di un progetto di vera e propria devoluzione, che investirebbe in pieno il sistema scolastico del Paese, minando l’unità culturale della nazione, per dare vita a progetti formativi regionali e localistici ben al di là di quella giusta attenzione alle specificità territoriali che, già a sistema vigente, sono assicurati dall’autonomia scolastica prevista dalla stessa Costituzione".

Il venir meno del carattere unitario e nazionale del sistema d'istruzione sarebbe, secondo i segretari generali dei sindacati scuola confederali, un vero e proprio tradimento del lavoro che quotidianamente la scuola svolge per promuovere in ogni angolo d'Italia l'effettivo esercizio del diritto allo studio e rafforzare la coesione della comunità nazionale.

FLC CGIL
Francesco Sinopoli

CISL FSUR
Maddalena Gissi

UIL SCUOLA
Giuseppe Turi


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Estratto

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Roma, 6 febbraio 2019

On. Roberto Fico
Presidente della Camera dei Deputati
Sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati
Presidente del Senato della Repubblica

sentiamo il dovere di rivolgerci ai rappresentanti istituzionali del Parlamento italiano per significare tutta la nostra preoccupazione per quanto si sta configurando a carico del nostro sistema di istruzione attraverso il processo di autonomia differenziata richiesto da alcune Regioni in base al comma 3 dell’art 116 della Costituzione.

Quello che si ipotizza, infatti, non è un semplice decentramento amministrativo, volto alla ricerca di maggiori convenienze fiscali (obiettivo anch’esso meritevole di approfondita discussione): siamo in realtà in presenza di un progetto di vera e propria devoluzione, che investirebbe in pieno il sistema scolastico del Paese. Ciò equivarrebbe a minare l’unità culturale della nazione, per dare vita a progetti formativi regionali e localistici ben al di là di quella giusta attenzione alle specificità territoriali che già, a sistema vigente, sono assicurati dall’autonomia scolastica prevista dalla Costituzione stessa.

È nostra ferma convinzione, ed è sensibilità diffusa ampiamente tra le lavoratrici e i lavoratori a nome dei quali ci esprimiamo, che la scuola e l’istruzione facciano parte di quei valori universali indivisibili che solo il sistema statale nazionale può garantire, al pari della giustizia, dell’ordine pubblico e della difesa. Ambiti nei quali al diritto soggettivo fa riscontro un obbligo civile e un interesse collettivo che promanano dalla Costituzione: obbligo di frequenza scolastica, libertà di insegnamento e di apprendimento, laicità e autonomia della scuola. Aspetti che trovano il loro fondamento nel principio ispiratore definito nell’art. 33, laddove si afferma che la scienza è libera come lo è il suo insegnamento.

A garanzia di un radicamento della scuola nel tessuto sociale del suo territorio, e del rapporto fecondo con tutte le realtà che vi operano e con le quali ogni istituto interagisce costituendosi come comunità educante, valga l’esplicito riconoscimento, nella Costituzione, del valore dell’autonomia attribuita alle Istituzioni scolastiche, comunque da salvaguardare nell’esercizio della legislazione concorrente di cui all’art. 117.

Il processo che si sta avviando, invece, colpisce le prerogative dell’autonomia scolastica e lo stesso diritto all’istruzione, laddove non solo non ci si adopera a eliminare le disparità di trattamento già oggi esistenti fra territorio e territorio ma, al contrario, a cristallizzarle se non addirittura ad accentuarle. Una sorta di neo-centralismo regionale ancora più opprimente, e condizionante dei principi di libertà che solo lo stato può garantire.

È fondata preoccupazione quella che una deriva regionalistica del sistema di istruzione possa accentuare gli squilibri già esistenti fra le diverse aree territoriali del Paese, con esiti ancor più penalizzanti per quelle economicamente e socialmente più in sofferenza. Una direzione esattamente opposta a quella che andrebbe seguita in un’ottica nazionale, caratterizzata da solidarietà e coesione, finalizzata a superare disuguaglianze, discriminazioni, iniquità che storicamente affliggono e dividono la nostra comunità nazionale.

Un obiettivo per il quale il sistema scolastico italiano, proprio in quanto unitario e nazionale, ha dato un contributo decisivo, che suonerebbe come un tradimento disconoscere e abbandonare adesso.

FLC CGIL

Francesco Sinopoli

CISL FSUR

Maddalena Gissi

UIL SCUOLA

Giuseppe Turi

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Estratto

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Roma, 6 febbraio 2019

 

Avv. Giuseppe Conte
Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Luigi Gallo
Presidente della VII Commissione
della Camera dei Deputati
Sen. Mario Pittoni
Presidente della 7a Commissione
del Senato della Repubblica
Ai Capi Gruppo parlamentari della Camera
dei Deputati
Ai Capi Gruppo parlamentari
del Senato della Repubblica

Sentiamo il dovere di rivolgerci al Presidente del Consiglio, nella sua veste di massimo rappresentante della politica governativa, ai Presidenti delle Commissioni Istruzione di Camera e Senato e ai Capi Gruppo parlamentari per manifestare la fortissima preoccupazione per le gravi conseguenze che comporterebbe il processo di autonomia differenziata, richiesto da alcune Regioni in base al comma 3 dell’art 116 della Costituzione, se fosse esteso al sistema scolastico e di istruzione.

Per questa ragione siamo a richiedere un incontro urgente con le SS.LL., alle quali intanto chiediamo di adoperarsi affinché nessun passo venga fatto ulteriormente in nessuna sede, né governativa né regionale, senza aver preliminarmente investito il Parlamento, a partire dalle Commissioni competenti, e senza aver avviato nel Paese un grande confronto che coinvolga i soggetti di rappresentanza politica e sociale come si richiede per una materia di tale importanza per la vita delle persone e dell’intera comunità nazionale.

Quello che si ipotizza, infatti, non è un semplice decentramento amministrativo, volto alla ricerca di maggiori convenienze fiscali (obiettivo anch’esso meritevole di approfondita discussione): siamo in realtà in presenza di un progetto di vera e propria devoluzione, che investirebbe in pieno il sistema scolastico del Paese. Ciò equivarrebbe a minare l’unità culturale della nazione, per dare vita a progetti formativi regionali e localistici ben al di là di quella giusta attenzione alle specificità territoriali che, già a sistema vigente, sono assicurati dall’autonomia Scolastica prevista dalla stessa Costituzione.

È nostra ferma convinzione, ed è sensibilità diffusa ampiamente tra le lavoratrici e i lavoratori a nome dei quali ci esprimiamo, che la scuola e l’istruzione facciano parte di quei valori universali indivisibili che solo il sistema statale nazionale può garantire, al pari della giustizia, dell’ordine pubblico e della difesa. Ambiti nei quali al diritto soggettivo fa riscontro un obbligo civile e un interesse collettivo che promanano dalla Costituzione: obbligo di frequenza scolastica, libertà di insegnamento e diritto all’istruzione, laicità e autonomia della scuola, aspetti che trovano il loro fondamento nel principio ispiratore definito nell’art. 33, laddove si afferma che la scienza è libera come lo è il suo insegnamento.

A garanzia di un radicamento della scuola nel tessuto sociale del suo territorio, e del rapporto fecondo con tutte le realtà che vi operano e con le quali ogni istituto interagisce costituendosi come comunità educante, valga l’esplicito riconoscimento, nella Costituzione, del valore dell’autonomia attribuita alle Istituzioni scolastiche, comunque da salvaguardare nell’esercizio della legislazione concorrente di cui all’art. 117.

È fondata la preoccupazione che una deriva regionalistica del sistema di istruzione possa accentuare gli squilibri già oggi esistenti fra le diverse aree territoriali del Paese, con esiti ancor più penalizzanti per quelle economicamente e socialmente più in sofferenza. Si andrebbe così nella direzione esattamente opposta a quella che sarebbe necessario intraprendere, con economie di scala, per superare con principi di solidarietà e coesione disuguaglianze, discriminazioni, iniquità che storicamente affliggono e dividono la nostra comunità nazionale. Un obiettivo che è ancora la Carta Costituzionale, in forza degli artt. 3, 33 e 34 ad assegnare alla Repubblica, chiamandola a dettare le norme generali sull'istruzione, ad istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi, ad aprirle a tutti, a rendere concretamente esigibile ed effettivo l’esercizio del diritto allo studio. In tal modo la scuola è un fattore decisivo di promozione dei diritti della persona e di affermazione dell’unità nazionale. A tale obiettivo le scuole italiane di ogni ordine e grado, proprio in quanto parte di un sistema unitario e nazionale, hanno dato e continuano a dare ogni giorno un contributo decisivo, che suonerebbe come un tradimento disconoscere e abbandonare.

FLC CGIL

Francesco Sinopoli

CISL FSUR

Maddalena Gissi

UIL SCUOLA

Giuseppe Turi

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Estratto

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UIL Scuola
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^ Fonte» UIL Scuola-Com-Dcm=2019-02-07
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 07 Febbraio 2019 22:53)

 

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