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OO.SS., 8 aprile 2015, Documento
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Milano 8 aprile 2015

INCONTRO CON I
CAPIGRUPPO CONSIGLIARI
DI REGIONE LOMBARDIA

Introduzione ai lavori a cura di Silvio Colombini (Segretario generale CISL Scuola Lombardia)

Premessa

Il Governo ha scelto la strada del Disegno di legge per intervenire sulla scuola. Abbiamo assistito, nei mesi scorsi, alla messa a punto delle intenzioni sulla scuola approvate prima nel Consiglio dei Ministri del 12 marzo, confluite quindi nel DDL presentato il 27 marzo scorso ma incardinato nei lavori della Camera solo il 1° aprile (che scelta!). Subito il via alle audizioni, con un pressing nel calendario dei lavori, tutto di corsa, tutto per cambiare verso (anche se su alcune materie la riflessione, prima dell’azione, dovrebbe essere un dovere) e dal giorno 2 aprile, il via alle audizioni in commissione Cultura alla Camera, svolte, sempre per guadagnare tempo, insieme ai membri della commissione Istruzione del Senato.

Nel pomeriggio di ieri (dalle 13 alle 16,45) sono state sentite tutte le OO.SS..

In 4 giorni l’ascolto di tutti: sindacati, associazioni professionali, di personale precario, di dirigenti scolastici, fondazioni, agenzie ed enti di categoria, rappresentanti dell’industria, del commercio, degli studenti, delle scuole paritarie, …

Abbiamo più volte denunciato l’assenza di un reale confronto col mondo della scuola e con le sue rappresentanze: un mondo della scuola che si è sempre fatto carico, in prima persona, dei necessari processi d’innovazione, ma che non si ritrova per niente in buona parte delle proposte contenute nel disegno di legge.

La nostra iniziativa di oggi si colloca nel percorso di mobilitazione che Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams hanno iniziato dal 25 marzo scorso con un incontro con i parlamentari e una manifestazione dei precari, che prosegue con il blocco delle attività aggiuntive del personale docente e ATA e terminerà con la manifestazione nazionale del 18 aprile prossimo.

Oggi siamo qui per dirvi, soprattutto su alcuni contenuti del ddl, il nostro pensiero, ma soprattutto per sentire i vostri pareri ed il vostro impegno per dare alla scuola pubblica nella nostra regione risorse e strumenti necessari per proseguire in un’offerta di qualità a sostegno del successo formativo.

Le riforme sono processi che per dare buon esito devono poggiare su solide basi di elaborazione e di consenso: non sono ammesse superficialità e improvvisazione. Ne abbiamo già viste troppe e la scuola ed il suo personale ne hanno sofferto.

Con un cambiamento di accenti piuttosto marcato rispetto al rapporto Buona Scuola (tutto centrato su piano assunzionale e carriere per merito), leggiamo invece oggi del rafforzamento dell’autonomia scolastica ridefinendo ruolo e poteri del dirigente scolastico.

Sul governo e sul progetto dell’istituzione scolastica

È notevole la distanza rispetto la nostra idea di autonomia centrata sulla scuola come comunità che istruisce e educa, attraverso l’azione di soggetti che vi agiscono a vario titolo ma con alto livello di condivisione e corresponsabilità. La scuola come ce l’hanno affidata la Costituzione e l’ordinamento da essa discendente, la scuola della “partecipazione” di tutte le componenti che la pongono in essere, ciascuna con distinti ruoli, prerogative e responsabilità, la scuola dell’”inclusione” e della “solidarietà interprofessionale”. Nella scuola dell’autonomia o si afferma la logica del “progetto condiviso”, o rischia di prevalere quella burocratica del “mero adempimento”.

Sull’applicabilità del provvedimento

Sul piano della tecnica giuridica, l’impianto del DDL evidenzia l’intreccio tra norme immediatamente precettive e norme delegate, che diventeranno vigenti solo con l’adozione e l’entrata in vigore dei Decreti Legislativi.

Ciò renderà complicata la vita e l’attività delle scuole, con prevedibile ripercussione nella dialettica dei rapporti interprofessionali, a causa dell’accavallarsi, talvolta contraddittorio, tra disciplina ritenuta vigentee disciplina delegata. Si tenga presente che sono ben 13 le materie la cui disciplina viene demandata ad atti di decretazione secondaria (Decreti Legislativi/Regolamenti) per l’adozione dei quali , oltre al rispetto dei principi e dei criteri direttivi della Legge 59/1997 (Bassanini) ne vengono elencati e specificati, in aggiunta, ben 61.

Pertanto le istituzioni scolastiche nell’esercizio della loro autonomia saranno chiamate a districarsi tra una fase transitoria nella quale manca, (nell’attuale formulazione del DDL) una chiara declaratoria abrogativa delle norme “previgenti”) ed una fase a regime nella quale soltanto, a seguito del completamento di un’apposita delega, potremo disporre di un’articolata codificazione delle disposizioni di legge per materie omogenee.

Su alcune questioni

Il provvedimento, pur presentandosi come strumento di valorizzazione dell’autonomia dell’istituzione scolastica, a un'analisi più dettagliata riduce diritti, mortifica partecipazione e democrazia, condiziona la libertà d’insegnamento, interviene su materie di contrattazione e rinvia senza circostanziare su troppe materie all’istituto della delega, sollevando dubbi di legittimità costituzionale.

È positivo che sia scomparso dal testo un intervento sugli scatti di anzianità, che avrebbe diviso i lavoratori e penalizzato le loro retribuzioni. È il frutto di una pressione sindacale sostenuta in modo unanime dall’intera categoria. Tuttavia questioni delicate come la distribuzione del salario, la carriera e la valorizzazione professionale, la mobilità del personale, la sostituzione di personale assente, il superamento dell’anno di prova devono essere rimesse alle parti negoziali per disciplinarle nel CCNL con un patto di regole condivise.

Non possiamo accettare l’affidamento alla discrezionalità del dirigente scolastico nella valutazione e chiamata dei docenti come nella distribuzione del salario: è una scelta autoritaria che contraddice basilari principi di trasparenza, di democrazia, di partecipazione, di corresponsabilità e di buon andamento della scuola pubblica e della sua offerta formativa. Un modello che fa leva unicamente sul ruolo del dirigente per rafforzare l’autonomia, anziché puntare sulla valorizzazione delle sedi di condivisione e collegialità in cui si esprime un’intera comunità professionale non appartiene alla nostra cultura.

Il piano di assunzioni oltre il turn-over è certamente positivo ma fortemente inferiore rispetto le promesse fatte (150.000 dal prossimo anno) e quindi lontano da un piano che doveva garantire la stabilizzazione di tutto il personale abilitato precario docente e ATA. Quello della stabilizzazione del personale è una misura urgente che è indispensabile assumere in tempi rapidi, attivando un piano assunzionale che risponda compiutamente alle legittime attese del personale precario, docente e ATA, di là da quanto previsto dal disegno di legge che determina ingiustificate esclusioni. Se questa è una vera e propria urgenza, come tale va gestita anche nella scelta degli strumenti legislativi da adottare.

Una considerazione va fatta sul ricorso a diverse soluzioni per consentire nella scuola primaria l’insegnamento della lingua inglese, della musica e dell’educazione fisica: il rischio di una definitiva secondarizzizzazione nell’organizzazione dell’offerta formativa in questo ordine di scuola è più che evidente e fa sorgere il sospetto per scelte che sembrano più funzionali al “dover svuotare le GAE” piuttosto che ad un disegno pedagogico definito dalla singola istituzione scolastica.

Parimenti ci sarebbero considerazioni da fare sull’aggiunta di “saperi” nella secondaria, scelta che se realizzata ad orario invariato andrebbe a scapito di tutte le altre discipline o se realizzata con un aumento dell’orario riproporrebbe un’organizzazione oraria recentemente modificata.

L’introduzione di un organico funzionale pluriennale deve essere chiaramente finalizzato a potenziare la qualità dell'offerta formativa (non a ridurre il ricorso alle supplenze). Inoltre i passaggi autorizzativi (regionale e nazionali) previsti dal ddl burocratizzano e ri-centralizzano la definizione dell'organico di ogni istituzione scolastica eliminano l’attuale pur minima autonomia gestionele regionale mentre i vincoli posti a priori dal MEF, in termini di risorse disponibili, vanificano nei fatti il principio che si vorrebbe affermare di un organico funzionale all’offerta formativa.

Le modifiche a compiti e funzioni degli OO.CC. dell'istituzione scolastica ci preoccupano per le possibili ricadute sulla libertà d’insegnamento (Consiglio d’Istituto/superamento del periodo di prova dei docenti) e non garantiscono un governo dell’istituzione scolastica fondata su un armonico equilibrio di poteri e competenze.

Il personale ATA, completamente ignorato anche dal piano di stabilizzazione, è oggetto di una vera e propria discriminazione.

Conclusioni

Molti altri aspetti configurano un intervento di cambiamento complessivo del sistema, attraverso un ampio ventaglio di deleghe, che esclude ogni irragionevole forzatura dei tempi di discussione.

È anche su questi aspetti che non intendiamo far venir meno l'attenzione perché siamo convinti che di là dalle semplici affermazioni di principio sia importante, anche valorizzando i diversi spazi contrattuali, rendere concreto il passaggio da un'autonomia funzionale a un' autonomia reale nel rispetto di ruoli e responsabilità di ogni soggetto e parte che svolge un ruolo attivo nella formazione e nell'educazione degli studenti.

Abbiamo notizia che già altre Regioni si sono pronunciate su questioni relative al personale docente abilitato precario.

Vi chiediamo, da questo momento di dibattito, di rappresentare le questioni che volete condividere e di intervenire nel merito delle stesse presso i parlamentari di riferimento.

Le esperienze in atto nelle scuole della nostra regione, l’ascolto del loro personale possono indicarci le soluzioni da adottare per corrispondere alle aspettative che il personale della scuola e le famiglie ci segnalano.

Grazie fin d’ora del vostro contributo e del vostro lavoro.

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 10 Aprile 2015 15:18)

 

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