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UIL Scuola, 11 novembre 2015, Comunicato
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UIL Scuola

Nelle stesse scuole, due sistemi e due risultati
Turi: c'è chi piange e c'è chi ride
Il Governo non resti a guardare

Non sono riusciti a godersi un week end di contentezza, i precari appena entrati in ruolo, che hanno dovuto subito scontrarsi con i vincoli burocratici di una legge scritta male e interpretata peggio.

Siamo soddisfatti per i 48 mila docenti che stanno entrando in ruolo - sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi - quel che registriamo dalle mail e dalle telefonate arrivate nelle nostre segreterie sono i dubbi e le incertezze che ancora permangono per migliaia di loro.

Ci sono neo immessi che si trovano di fronte alla ridicola situazione di non poter lasciar una supplenza, accettando il ruolo, e in conseguenza di questo non poter fare il consueto anno di prova. E accade a Torino, che nella fase di potenziamento ci siano state scuole superiori a cui sono stati assegnati 18 insegnanti, mentre solo 3 maestre, nel cosiddetto organico potenziato, sono arrivate in una scuola primaria.

A guardare alla vita quotidiana delle scuole, succede anche che, in molti istituti i vice presidi (ora vicari) siano insegnanti di quelle classi di concorso per le quali non è stata garantita la sostituzione con personale dell'organico potenziato. Questo - spiega Turi - probabilmente per assenza di aspiranti nelle classi di concorso nelle rispettive graduatorie provinciali.

Se non si potrà ricorrere alla proroga della supplenza - resa possibile , spiega, nella fase transitoria che si sta concludendo- si rischierà di dover rimandare il "vicario" in classe ed individuarne un altro con buona pace dell'autonomia della scuola tanto declamata dalla legge 107.

Casi, si dirà - aggiunge Turi - ma tanti e diffusi, piccole e grandi iniquità frutto di un diverso metodo applicato per la fase B e poi per la fase del potenziamento.

L'algoritmo elaborato per la lotteria estiva, lo avevamo detto, non poteva funzionare.

Ci hanno detto che 'non si potevano spostare i ragazzi', abbiamo visto che bastava fare una seria programmazione. Come poi è avvenuto per la fase C.

Eravamo contrari a luglio, ne abbiamo la riprova oggi. Da un lato si è partiti dalle disponibilità delle scuole, ora, a giusta ragione, si è proceduto sulla base del personale disponibile.

Un metodo, previsto dalla legge, che sta creando per situazioni simili, risultati diversi.

Elementi più volte sollevati - aggiunge Turi - che si sarebbero sviluppati diversamente se si fosse proceduto come da noi suggerito con l'unificazione delle fasi B e C e considerando anche i docenti con tre anni di servizio, abilitati. Un confronto franco e sereno con i sindacati scuola avrebbe certo condotto a migliori soluzioni per tutti.

Ora occorre portare ad equità le situazioni, per evitare i ricorsi del personale e le proteste delle scuole, oltre che dare prospettive di stabilizzazione al personale che vanta oltre tre anni di servizio.

I posti previsti dalla legge 107 non sono stati coperti tutti, restano da assegnare circa 10.000 posti che - chiarisce il segretario generale della Uil Scuola - vanno assegnati per scorrimento alle GAE.

Non si può lasciare il lavoro a metà. Il ministro, lasci ad altri la propaganda e si dedichi alla soluzione dei problemi irrisolti della legge 107. Mettendo sotto il tappeto i problemi, si nascondono i pasticci che prima o poi verranno a galla.

Abbiamo finalmente insegnanti di ruolo e questo è certamente positivo.

Ma ora sarà davvero difficile gestire le fasi successive. A partire dalla mobilità straordinaria che coinvolge centinai di migliaia di persone, e alla previsione degli ambiti, che partono da un assunto sbagliato che qualcuno 'sceglie' e 'qualcuno viene scelto': è un pasticcio a cui bisogna porre rimedio. Un sistema irrealizzabile, nel quale sono coinvolti anche gli insegnanti soprannumerari, che potrebbe compromettere l'avvio stesso del prossimo anno scolastico.

Il Ministro farebbe meglio a discuterne, per trovare le soluzioni più adatte, con i sindacati scuola che non sono nati per dire sempre no e che, l'esperienza lo dimostra, spesso non hanno torto.


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