Garantire un lavoro utile e professionale, contro i tagli e i tentativi di non rispettare i “contratti” stipulati con i docenti e il personale ATA.

Il 3 giugno, a Pisa, il comitato dei precari sindacalizzati, che interagisce con la UIL Scuola di Pisa, ha promosso un’assemblea per costruire una linea d’intervento che porti alla stabilizzazione dei precari, il riconoscimento del lavoro svolto, il rispetto per il contributo dato al buon funzionamento delle scuole e il mantenimento degli impegni assunti dall’Amministrazione, pur nei cambiamenti dei governi.

Per mettere le colleghe e i colleghi a conoscenza di quanto si muove in difesa dei diritti e per la conquista di un futuro professionale e positivo abbiamo rivolto una serie di domande all’Avv. Massimo Pistilli del Foro di Viterbo, protagonista, con il suo Studio e al fianco della UIL Scuola, di un’avvincente crociata contro la piaga del precariato, in particolare nel mondo della Scuola.

 

Avv. Pistilli, vuole illustrarci il senso di quest’ambizioso progetto?

Questa complessa iniziativa persegue certamente l’obiettivo di arginare e contrastare il dilagante fenomeno del precariato nella Scuola. E, infatti, a fronte di esigenze stabili e non meramente transitorie, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca - in aperta violazione di principi comunitari e nazionali - si ostina, per mere ragioni economiche, ad abusare della contrattazione a termine, perpetrando un’evidente e inaccettabile discriminazione sociale nei confronti dei lavoratori precari. Per tali ragioni sono stati elaborati due contenziosi finalizzati, da un lato, al riconoscimento del diritto all’accesso al ruolo dopo anni di servizio reso in virtù di contratti a tempo determinato, e dall’altro miranti al conseguimento della progressione stipendiale.

Si tratta, quindi, di due separati contenziosi? Quali i rispettivi obiettivi?

Sì, i contenziosi sono due anche se tra loro strettamente connessi, dato che riguardano la questione del precariato endemico nella scuola, pur fondandosi su presupposti e principi giuridici diversi. Il primo contenzioso persegue l’obiettivo della stabilizzazione, ovvero la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato in tempo indeterminato, in coerenza con quanto accadrebbe a tutti gli altri lavoratori non pubblici impiegati, o a tutti i lavoratori della UE. Questo traguardo non è ancora stato raggiunto ma è stato centrato, comunque, un obiettivo storico: la dichiarazione d’illegittimità della reiterazione di contratti a termine anche nel pubblico impiego, con conseguente diritto al risarcimento del danno in capo ai ricorrenti, nella misura di un certo numero di mensilità di retribuzione proporzionale agli anni di precariato maturati.

Il secondo contenzioso è finalizzato, invece, a ottenere per il precario il diritto alla medesima progressione economica per l’anzianità di servizio che è attribuita al personale di ruolo (assunto con contratto a tempo indeterminato).

In entrambi i casi, è il diritto comunitario, e la giurisprudenza della Corte Europea di Giustizia ad aprire la strada.

E quali sono rispettivamente i presupposti dei due contenziosi descritti?

Possono accedere al primo contenzioso, e dunque richiedere il riconoscimento del diritto alla stabilizzazione – ovvero al risarcimento dei danni per l’illegittimità della reiterazione dei contratti a termine – coloro i quali (docenti e personale ATA) hanno prestato attività lavorativa in forza di contratti di lavoro a tempo determinato per almeno 180 giorni nel corso di ciascun anno scolastico – nei quali non sia indicato il lavoratore da sostituire – per almeno 3 anni consecutivi.

Possono accedere, invece, al secondo contenzioso, e dunque richiedere il riconoscimento del diritto alle differenze retributive per la progressione economica, coloro i quali hanno prestato attività lavorativa in forza di contratti di lavoro a tempo determinato per almeno 4 anni, anche non consecutivi e anche su nomine in sostituzione di altro lavoratore.

Ma parliamo di aspettative astratte o di risultati concreti già raggiunti?

I risultati sono assolutamente concreti e le sentenze di accoglimento parlano per noi: abbiamo ottenuto, infatti, numerose pronunce favorevoli e i primi ricorrenti hanno già ricevuto il pagamento di quanto loro riconosciuto a titolo di risarcimento. Peraltro, in molti casi, abbiamo comunque appellato quelle stesse sentenze che ci hanno visto vittoriosi poiché non abbiamo ritenuto congrua la misura del risarcimento. E d’altra parte se la condanna deve svolgere una funzione dissuasiva, deve evidentemente risultare severa ed esemplare non già meramente simbolica.

In che senso funzione dissuasiva?

Lo Stato, pur in presenza di un posto privo di titolare e quindi “libero” per il ruolo, attinge al precariato per ragioni di evidente risparmio: il precario costa meno. Con il contenzioso complessivamente posto in essere la UIL Scuola rende gravoso e quindi non più conveniente questo sistema, chiaramente illegittimo. La soluzione del ruolo, pertanto, sarà l’unica oggettivamente sostenibile per il Ministero dell’Istruzione, cade la convenienza. È l’inizio della fine del precariato!

Ultimo aggiornamento (Sabato 22 Maggio 2010 13:03)

 

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